Cassino, Villa Comunale. Tra atti, numeri e responsabilità. Perché la verità non è un bersaglio di parte

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Domenico Panetta
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L’editoriale del direttore 

Alla luce di quanto emerso nella giornata di ieri 25 settembre 2025, con la Guardia di Finanza che ha acquisito gli atti relativi al collaudo e alla documentazione sui materiali utilizzati per i lavori della villa comunale, siamo chiamati a una riflessione non di parte, ma di diritto. L’esposto presentato ha acceso i riflettori su un tema che trascende le personalità: la trasparenza dei processi, la conformità alle norme di gara e la gestione degli appalti pubblici. E se c’è una cosa che non possiamo permetterci è trasformare questa, o qualsiasi indagine, in un campo di battaglia politica cosi come sta avvenendo puntando il dito contro il sindaco Enzo Salera.

Cosa emerge dai dati finora disponibili? In via preliminare, la macchina delle verifiche sta cercando di rispondere a una domanda basilare: i lavori di restauro sono stati realizzati con materiali conformi a quanto previsto dal bando di gara? Quali sono stati i criteri di controllo? Qual è stato l’iter di collaudo? Sono domande legittime, che non ammorbidiranno la realtà se la risposta sarà positiva, né saranno un plauso se emergessero irregolarità: saranno la prova di una gestione pubblica che risponde ai cittadini.

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Sul piano economico, circolano voci insistenti – molte di esse di natura puramente politica o “da strada” – su importi difficilmente compatibili con i numeri concreti. E qui è giusto fermarsi a una verità misurabile: l’analisi che circola tra i corridoi non può sostituire i documenti. Le cifre finora formulate in modo pubblico sui social (spesa di restyling 2,2milioni di euro) non coincidono con una lettura unica e certa della spesa reale. I costi effettivi sono citati di seguito.

– spesa totale dichiarata: €. 1.665.000,00a titolo di costo complessivo oltre IVA al 10%;

– importo contabilizzato finora: €.1.587.000,00;

– ulteriori spese ancora da contabilizzare nel conto finale;

– spese tecniche indicate: €.158.000 oltre IVA al 22%;

– €. 30.000  di spese generali (SUA, allacci, incentivi, pubblicità gara).

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Come si può affermare  di una spesa “esagerata” senza un confronto puntuale con un preventivo con lo stesso capitolato? Senza di esso, la critica resta priva di un parametro attendibile. Dire che la spesa è fuori controllo, senza avere uno strumento di paragone affidabile, rischia di trasformarsi in una polemica senza fondamento e di conseguenza in un attacco politico.

Un punto chiave, che troppo spesso si perde in battaglie di reputazione, è la ripartizione delle responsabilità all’interno della pubblica amministrazione. Non è una novità giuridica: la responsabilità diretta non si attribuisce automaticamente al sindaco in un contesto di gestione operativa affidata a dirigenti con autonomia decisionale. La Cassazione, sezione civile, con l’ordinanza n. 19751/2022, chiarisce che la responsabilità diretta sorge in presenza di assenza di un dirigente o quando il sindaco agisce come committente e responsabile unico del procedimento (RUP), con compiti di controllo effettivo e vigilanza sull’andamento dell’ufficio competente. Non è una tesi di questo editoriale: è un principio giuridico consolidato che, pro tempore, va considerato con rigore. Ecco perché, nell’ottica di una valutazione equilibrata, non è corretto puntare automaticamente il dito verso il sindaco Salera, soprattutto quando la gestione è demandata a organismi tecnici dotati di autonomia decisionale.

Questo non è un invito a chiudere gli occhi davanti alle possibili irregolarità: è un richiamo a distinguere tra accuse fondate e chiacchiere. Se vi fosse un illecito nella gestione del restyling della villa comunale, la responsabilità andrà attribuita dove compete, ovvero agli attori che hanno la funzione decisionale effettiva all’interno del procedimento, e solo su basi probanti, documentate e verificabili. La democrazia, del resto, non si nutre di attacchi mirati a una figura politica, ma di fatti trasparenti, verificati e pubblicati.

Concludendo questo editoriale, la città non deve temere il confronto costruttivo tra cittadini, istituzioni e organi di controllo. Salvaguardare la verità significa chiedere risposte chiare, dati concreti, e una verifica indipendente che possa restituire al bilancio pubblico, ai lavori, e al singolo cittadino, una fiducia rinnovata. Insomma per farla breve questa amministrazione è colpevole di aver fatto tante opere e mai possibile? E’ mai possibile attaccarla per questo motivo?

Il nostro auspicio è semplice: che l’indagine, qui come altrove, segua soltanto le tracce dei documenti, senza spartizioni partitiche. Se i materiali utilizzati rispettano quanto previsto dal bando, se le procedure di collaudo sono, in fatti, conformi, allora che emerga la verità completa, senza veli. Se invece emergono criticità, che esse siano affrontate senza indugi, con trasparenza e con la responsabilità.

 A nostro avviso, dunque, è fondamentale calibrare bene il mirino. Se qualcuno dovesse trovarsi a dover rendere conto di eventuali irregolarità, il bersaglio non deve essere, in alcun modo, il sindaco: deve essere la scrupolosa verifica di tutto il percorso, a partire dai documenti di gara, dai collaudi, dai conteggi, fino all’assegnazione dell’appalto e al controllo degli esiti. Siamo cosi sicuri che tutta questa querelle sia fondata? Siamo sicuri che questa querelle e per il bene dei cittadini oppure è stata architettata per screditare il sindaco Salera? Lascio la riflessione ai più attenti. 

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