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L’editoriale del direttore
Il recente consiglio comunale di Cassino ci consegna un’immagine chiara e amara di come, spesso, strumenti politici fondamentali vengano sfruttati in modo improprio, allungando i tempi senza portare alcun risultato concreto. In particolare, la confusione tra interrogazioni e mozioni, e l’utilizzo distorto di questi strumenti, sta minando l’efficacia dell’assemblea e, di riflesso, il bene dei cittadini.

Quando un’interrogazione in consiglio comunale viene mascherata da mozione, il risultato è quasi sempre un prolungamento inutile della discussione, con il probabile esito di discuterne per ore senza concretizzare nulla. È ciò che è accaduto ancora una volta a Cassino, dove i consiglieri di minoranza, “sacrosantemente”, non hanno ricevuto alcuna risposta alle loro mozioni. Una situazione -quella dei civici di destra- che non può più essere tollerata, perché dimostra come si stia usando lo strumento sbagliato per ottenere ciò che dovrebbe essere il fine principale: chiarezza, trasparenza e decisioni concrete.
Le differenze tra mozione e interrogazione è fondamentale e non v’è dubbio che abbiano natura e finalità diverse. La mozione è uno strumento di indirizzo politico, un atto con cui l’assemblea può deliberare per promuovere un’azione, una decisione o una linea politica. L’interrogazione, invece, è una domanda rivolta all’esecutivo per ottenere informazioni su un fatto specifico, con lo scopo di fare chiarezza e controllare l’operato dell’amministrazione. Confondere queste due funzioni non solo crea confusione, dilata i tempi e svuota di significato il consiglio comunale. Troppo buona è la presidenza del consiglio ad accoglierle tutte e a non respingerle per la presentazione.

Il problema più grave è rappresentato dal fatto che spesso, nell’ultimo consiglio comunale di Cassino, si è assistito a discussioni che si sono trascinate per ore, anche fuori tema rispetto alla “mozione” con consiglieri di minoranza richiamati più volte dalla presidente Barbara Di Rollo. Un limite che si può evitare adottando strumenti più efficaci come il question time, che permette di ricevere risposte immediate alle interrogazioni, ottimizzando il tempo e garantendo un dibattito più centrato e produttivo.
Se l’obiettivo delle mozioni fosse davvero quello di indirizzo politico, perché la maggior parte di esse viene utilizzata come strumento di controllo? E se un’azione di controllo può essere spesso soggetta a rifiuto, a cosa serve allora sottrarre tempo prezioso al consiglio, rischiando di paralizzare l’attività e, di fatto, di sottrarre risorse e attenzione ai bisogni reali dei cittadini?
In conclusione, l’introduzione del question time secondo noi rappresenterebbe una svolta positiva: semplificherebbe l’operato del consiglio comunale, ridurrebbe il tempo sprecato in discussioni sterili e, soprattutto, permetterebbe di rispondere in modo immediato e trasparente a domande fondamentali per la cittadinanza. Sarebbe un passo avanti non solo per una maggiore efficienza dell’assemblea, ma anche per salvare il “fegato” dell’intera maggioranza politica e quella parte di minoranza non in linea con i civici di destra, senza dover subire la confusione e le lungaggini di strumenti mal utilizzati.
Perché, in fin dei conti, il vero obiettivo di un consiglio comunale è quello di dare concretezza e ridurre le lunghissime sei ore di consiglio i civici di destra dovrebbero capirlo.






