La lotta alla corruzione e alle mafie: un invito alla vigilanza e alla responsabilità collettiva

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Domenico Panetta
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Ieri in piazza De Gasperi si è tenuto un convegno di grande rilevanza sociale intitolato “ La corruzione e le mafie mortificano i cittadini” , un evento che ha riunito esponenti di spicco del mondo della giustizia, delle istituzioni e del diritto. Tra i relatori, il procuratore di Cassino, Dott. Carlo Fucci, il Commissario dello Stato per la regione Sicilia, Ignazio Portelli, il Generale Pasquale Angelosanto e l’avvocato Bonaiuti, presidente dell’Unione Nazionale Magistrati e Studenti, ha moderato l’evento la giornalista Angela Nicoletti.

Il filo conduttore di tutti gli interventi è stato il difficile ma imprescindibile impegno di contrasto alle organizzazioni criminali e alla corruzione, fenomeni che negli anni hanno evoluto le loro modalità di azione, spesso riducendo la violenza a un’arma meno visibile ma altrettanto letale: il controllo silenzioso, l’infiltrazione nei gangli dello Stato e il profitto illecito.

Il ritorno alle origini delle mafie e il metodo “senza spargimento di sangue”

I relatori hanno evidenziato come le mafie, in particolare Cosa Nostra, abbiano ormai riadattato le proprie strategie, puntando meno sulla violenza e più sulla corruzione, sull’infiltrazione nelle pubbliche amministrazioni e sulla manipolazione delle dinamiche economiche e politiche. Un modus operandi che, come sottolineato dal Procuratore di Cassino Fucci, porta a un “ritorno alle origini”, quando le mafie agivano senza spargere sangue ma con il potere di influenzare e controllare.

Un esempio lampante di questa infiltrazione è stato ricordato anche dal Procuratore Fucci, facendo riferimento alle condanne per associazione mafiosa di esponenti politici e imprenditori. Noi ricordiamo i nomi dei referenti politici presso il governo italiano. Il coinvolgimento di esponenti di spicco, come Cosentino e dell’ Utri, entrambi appartenenti al gruppo politico di Forza Italia,  condannati per associazione mafiosa, testimonia quanto le mafie abbiano avuto accesso e continuino ad avere un ruolo nel tessuto politico nazionale, e quanto sia facile per esse infiltrarsi nei gangli dello Stato. In passato fu proprio Carmine Schiavone boss dei Casalesi a precisare gli accordi tra il Clan dei Casalesi e lo Stato per la costruzione dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria.

Il ruolo dei politici e la comunicazione “doppio gioco” ha un aspetto fondamentale da non sottovalutare.

Un aspetto secondo la nostra analisi riguarda la comunicazione politica e il rischio che alcuni messaggi pubblici possano essere strumenti di trasmissione di segnali occulti, destinati a coloro che sono coinvolti nei traffici illeciti corruttivi.

Il sindaco Salera durante il suo intervento ha ricordato come il “modello Cassino” si sia sviluppato proprio tramite un giro di corruzione, con politici e funzionari pubblici. I social e altri mezzi a nostro avviso, potrebbero involontariamente o volontariamente, veicolare messaggi di complicità soprattutto se fanno riferimento a fondi che stanno per arrivare.

L’intervento del Procuratore Fucci ha sottolineato l’importanza di monitorare costantemente i beni dei politici, ma va  rafforzata la tutela per chi denuncia illeciti, soprattutto quando l’identità e la sicurezza del testimone sono a rischio. La legge, secondo noi deve essere più efficace nel proteggere i cittadini che decidono di fare il nome degli infiltrati e dei corrotti.

Occorre un’azione più incisiva e collettiva. Se da un lato la lotta alle mafie si basa su un lavoro investigativo e giudiziario rigoroso, dall’altro è fondamentale la partecipazione attiva dei cittadini. Seguire “i soldi” resta un principio fondamentale, come auspicava il magistrato Giovanni Falcone, per smantellare i sistemi di potere criminale.

L’infiltrazione mafiosa può coinvolgere anche enti pubblici e palazzi di potere regionali, rendendo ancora più urgente un’azione di controllo e prevenzione capillare. La memoria di fatti come le indagini sul “modello Cassino” deve essere un monito: la criminalità si insinua anche nelle pieghe più invisibili dell’amministrazione pubblica.

L’evento di ieri si è rivelato un importante invito alla cittadinanza e alle istituzioni a non abbassare la guardia. La lotta alla corruzione e alle mafie, hanno detto i relatori, non può essere affidata solo alla magistratura e alle forze dell’ordine: è un impegno di tutti, di ciascuno di noi.

Restano aperte molte domande. Noi abbiamo una nostra idea di come l’intreccio tra politica e mafie si possa svolgere, chiaramente non è la sede adatta per spiegarlo ma restiamo a disposizione per chi lo riterrà opportuno. La sfida è quella di mantenere alta l’attenzione, di non lasciar cadere nel silenzio le voci di chi denuncia, e di continuare a vigilare sui segnali che il sistema criminale lascia nella nostra società.

Il futuro si costruisce anche con la responsabilità di ciascuno: cittadini, politici e istituzioni devono unirsi contro la mafia e la corruzione, per restituire ai cittadini il diritto a vivere in un paese libero da insidie e omertà.

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