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L’editoriale del direttore “la voce scomoda”
La recente crisi della Virtus Cassino, società di basket di Serie B, ha acceso un vivido dibattito nella strade della città e tra gli appassionati di sport. La decisione dei vertici di mollare, motivata dalla mancanza di fondi e dalla difficile situazione economica del tessuto imprenditoriale locale, ha sollevato non poche polemiche e molte domande su ruolo e limiti delle istituzioni pubbliche.

Le parole dei vertici e il senso della crisi
“Non ci sono più fondi per andare avanti, viste anche le forti difficoltà dell’economia locale”, hanno dichiarato i dirigenti della Virtus Cassino. Una scelta dolorosa, ma comprensibile: in un contesto di crisi, mantenere in piedi una società sportiva senza risorse è un’impresa ardua, se non impossibile. La domanda sorge spontanea: cosa ci si sarebbe aspettati dall’amministrazione comunale? È realistico pensare che le casse pubbliche debbano sostenere una società di basket? Oppure la responsabilità, come spesso si sostiene, è esclusivamente degli imprenditori e degli sponsor privati?

Sostenere lo sport: quale ruolo per l’amministrazione?
Il dibattito si fa più acceso quando si cercano risposte chiare. Non è abbastanza chiedere aiuti pubblici senza specificare come e perché. Utilizzare soldi pubblici per sostenere un club sportivo può essere visto come un intervento di sostegno alla comunità, ma anche come un’operazione rischiosa e illegittima.

Confronto con altre realtà sportive
A chilometri di distanza, in Valle di Lucania, la squadra di calcio Gelbison sembra vivere una realtà diversa. Con un budget di circa 1,4 milioni di euro, grazie anche allo sponsor ufficiale BCC Acquara e con un ex allenatore del Cassino, Imperio Carcione, in panchina, la Gelbison rappresenta un esempio di come si possa sostenere una squadra di calcio di livello regionale con realtà territoriali solide come una banca. La differenza, però, sta nelle risorse e nelle strategie di investimento e se mi è consentito dalla volontà.
Il proverbio e il potere delle passioni
Vogliamo citare anche noi un proverbio: “Chi ha potere, ha anche responsabilità”. La passione per lo sport, che sia basket, calcio o altri sport, nasce dal cuore, ma richiede anche un sostegno concreto. Se la passione da sola non basta, e le risorse scarseggiano, cosa dovrebbe fare chi ha il compito di amministrare? La risposta più corretta è: fare un passo indietro, riconoscendo i limiti e rispettando le leggi così come ha fatto l’ammistrazione comunale di Cassino. Non si può pretendere che le istituzioni pubbliche finanzino attività sportive private o dilettantistiche con soldi pubblici, poiché questo potrebbe configurare un illecito.
Conclusioni: tra passione e realismo
Se i vertici sportivi definiscono il basket come una semplice passione, allora perché il sostegno del Comune dovrebbe diventare un obbligo? La realtà è che, senza fondi, il mondo dello sport deve rivedere le proprie ambizioni, adattarsi ai tempi e alle risorse disponibili. La crisi economica non fa sconti, e la responsabilità di sostenere le società sportive non può ricadere esclusivamente sulle spalle delle amministrazioni pubbliche.

In definitiva, è tempo di riflettere sul vero ruolo del pubblico e del privato nello sport. Se si vuole mantenere viva la passione, occorre investire con cognizione di causa, senza aspettarsi che lo Stato o i Comuni siano il bancomat di passioni che, per quanto nobili, devono essere sostenute anche con le proprie forze e con un’adeguata pianificazione. Solo così si potrà parlare di una vera cultura sportiva, sostenibile e rispettosa delle regole. Insomma per intenderci se le casse regionali, comunali e statali un giorno dovessero diventare un bancomat pubblico per lavoro e passione preghiamo tutti di tenerci presente. Perdonate l’ironia ma il sorriso rende le giornate migliori.






