L’analfabetismo funzionale favorisce il governo di destra e i loro messaggi fuorvianti

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Domenico Panetta
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Partiamo da una statistica che spesso torna nelle settimane che precedono le campagne elettorali: secondo alcune letture dell’OCSE, una quota significativa della popolazione italiana avrebbe livelli di alfabetizzazione funzionale non adeguati per muoversi efficacemente nella vita quotidiana. Nello specifico, si cita una cifra vicina al 35% della popolazione. Che cosa significa, in concreto? E cosa dice questa statistica sull’orientamento politico delle persone?

Prima di tutto è utile chiarire di cosa stiamo parlando. L’analfabetismo funzionale non è l’incapacità assoluta di leggere o di scrivere, bensì l’incapacità di usare in modo efficace tali competenze in contesti di vita quotidiana: comprendere testi semplici, eseguire calcoli basilari, valutare informazioni e agire in modo consapevole dentro la società. È un deficit che non riguarda la memoria delle parole, ma la capacità di estrarre significato utile da ciò che si legge o si sente, di distinguere tra fatti e opinioni, di confrontare fonti e di prendere decisioni informate.

Quando una porzione significativa della popolazione incontra testi, messaggi, grafici e info-divulgazione di vario genere, la possibilità di interpretarli criticamente diventa centrale. In scenari mediatici in cui l’offerta informativa è ampia, frammentata e spesso polarizzata, chi ha difficoltà a leggere testi semplici o a valutare fonti può essere più incline a fidarsi immediatamente di ciò che ascolta senza esercitare un filtro critico. Il risultato potrebbe essere una maggiore vulnerabilità a messaggi chiari ma semplificati, a slogan, a racconti che suonano rassicuranti o a promesse pronte all’uso.

Non è possibile ridurre la scelta di voto a un unico fattore. Le decisioni politiche sono il frutto di un intreccio complesso di esperienze personali, contesto economico, identità culturali, fiducia nelle istituzioni e, non da ultimo, livello di alfabetizzazione e di scolarità critica. Tuttavia, è utile esplorare alcune dinamiche che emergono dall’analisi di dati e studi sul tema:

– Comprendere i messaggi politici: una persona che legge difficilmente testi lungimiranti o tecnici può farsi influenzare più facilmente da formule semplici o promesse chiare, anche quando queste non sono supportate da fatti.

– Fiducia e monitoraggio dell’informazione: in assenza di strumenti per valutare fonti e verificare fatti, la fiducia informale (nella voce di una persona di riferimento, in un video virale, in un titolo sensazionalista) può assumere un peso maggiore.

– Il ruolo dei media: quando la visibilità mediatica televisiva cala e si ampliano i canali digitali, l’accesso a una molteplicità di fonti cresce; per alcuni, questo significa una maggiore esposizione a messaggi mirati, a contenuti confezionati per traguardare specifici orientamenti politici, e meno tempo per una lettura critica e approfondita.

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Non è sorprendente che, in contesti di perdita di visibilità televisiva tradizionale a favore di contenuti brevi su social e piattaforme, chi non ha sviluppato completamente le proprie competenze di comprensione possa sentirsi meno in grado di distinguere tra fonti affidabili e fonti manipolative. Questo non significa che chi è meno alfabetizzato sia “destinato” a sostenere una certa coalizione politica, ma suggerisce che la qualità dell’informazione pubblica e le opportunità di educazione civica rivestono un ruolo decisivo nel plasmare le scelte collettive.

Se l’ipotesi di un governo sostenuto anche da una “marea” di analfabeti funzionali appunto il 35% della popolazione suona allarmante, è possibile trasformarla in un appello costruttivo: investire nell’educazione, nella verifica delle informazioni e nella qualità della comunicazione pubblica. Solo così la democrazia potrà contare su cittadini capaci di analizzare in profondità, valutare fonti diverse e prendere decisioni informate. L’obiettivo non è demonizzare chi ha difficoltà di comprensione, ma rafforzare le basi della cittadinanza partecipativa, affinché le scelte politiche riflettano una comprensione reale dei problemi, e non solo la rassicurazione di messaggi semplici ma fuorvianti.  Immagino concludendo un probabile commento dell’attuale governo:  “Bravi, continuate a sguazzare nella vostra ignoranza”, dimostrando la sua indifferenza verso il futuro del paese.

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