L’Immedesimazione Criminale nell’Economia

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Domenico Panetta
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La continua rappresentazione del fenomeno mafioso come un processo di infiltrazione tradizionale all’interno dell’economia è non solo obsoleta, ma anche fuorviante. Oggi assistiamo a una trasformazione profonda: non più un’opposizione netta tra economia legale e illegale, ma un processo di “immedesimazione” in cui l’economia criminale si integra, sfrutta e manipola le regole del mercato legittimo. In questo nuovo scenario, il crimine organizzato non si limita a saturare il terreno dell’imprenditorialità sana; al contrario, ne impara le dinamiche, adattandosi e mimetizzandosi tra le pratiche commerciali quotidiane.

Uno degli aspetti più inquietanti di questo fenomeno è la diminuita visibilità dei reati finanziari, che godono di un minore disvalore sociale rispetto ai crimini mafiosi tradizionali, come la violenza o l’estorsione. Mentre atti di intimidazione immediatamente percepibili suscitano repulsione collettiva, i reati economici sfuggono a una condanna altrettanto forte, facilitando così l’infiltrazione delle pratiche illecite nel tessuto economico. Questo abbassamento della soglia di attenzione sociale offre alle organizzazioni mafiose un vantaggio competitivo: possono operare in modo più discreto, approfittando della sottovalutazione della loro azione criminosa.

Le implicazioni di questa evoluzione sono enormi. Lussureggianti contratti pubblici, opportunità d’investimento e l’accesso a circuiti finanziari legittimi diventano ambizioni di azione per chi opera nell’illegalità, rendendo sempre più complessa l’identificazione e la distinzione tra legittimo e illegittimo. La società deve diventare consapevole di questa nuova realtà, comprendendo che la lotta contro la mafia non può limitarsi a massacrare i sintomi più evidenti, ma deve affrontare le radici profonde di un’economia che si nutre di illegalità, mimetizzandosi abilmente.

Affinché possa effettivamente contrastare questo fenomeno, è fondamentale rivedere il nostro approccio. È tempo di uscire dalle narrazioni semplicistiche e di adottare una visione più complessa e articolata, capace di cogliere le sfumature e le interconnessioni tra economia legale e illegale. Solo così potremo iniziare a smantellare le strutture che consentono alla criminalità di prosperare, riconoscendo che la vera battaglia si gioca non sul piano della violenza, ma su quello dell’economia, dove gli interessi mafiosi si confondono con quelli legittimi, rendendo il problema ancora più insidioso.

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