- Ci risiamo Noi Moderati non si “modera” ora recita. - 11 Novembre 2025; 17:00
- Vallerotonda- Torna la Cicloturistica dei Cornuti! - 11 Novembre 2025; 13:45
- Grande partecipazione all’incontro “Consenso!” al Teatro Comunale di San Donato Val di Comino - 10 Novembre 2025; 16:15
L’ editoriale del direttore
Recentemente, sul ponte che attraversa il fiume Gari, all’interno della villa comunale è apparsa una scritta che ha scosso la città di Cassino: “Salera & C in galera”, accompagnata da volantini denigratori disseminati nella villa comunale. Il tutto alla vigilia dell’inaugurazione della stessa. Un episodio che, per quanto rapidamente sanato e rimosso, lascia dietro di sé una domanda più profonda e inquietante: perché tanto odio?

Non si tratta semplicemente di un atto vandalico o di una provocazione isolata. È un segnale, forse, di una tensione sociale, politica o personale che si è accumulata nel tempo e che ha trovato sfogo in parole dure e minacciose. Ma cosa alimenta questa rabbia? È possibile che le continue denigrazioni che Salera riceve nei consigli comunali, le ingiurie e le accuse rivolte al sindaco abbiano contribuito a creare un clima di ostilità che, in alcuni, ha sfociato nel gesto estremo di scrivere una frase così pesante?

Il nostro pensiero si sofferma su questo: se la semina di rancori e polemiche, se le parole dure e le invettive pubbliche aiutano a costruire un clima di conflitto, allora è inevitabile chiedersi se anche l’odio possa essere, in qualche modo, contagioso. La violenza verbale, i toni accesi, le accuse gratuite non sono mai innocui; lasciano tracce e alimentano un ciclo vizioso che può portare a manifestazioni di ostilità più concrete e minacciose.
Inoltre, ci chiediamo: quella scritta è stata commissionata? È un’ipotesi che non può essere esclusa. Se così fosse, si apre un’altra questione: chi ha deciso di diffondere un messaggio così pesante? Quali interessi o sentimenti hanno mosso chi ha pianificato e messo in atto un gesto così provocatorio? E ancora, cosa ci dice questa vicenda sul clima di tensione che si respira nella nostra città , e più in generale, nel nostro sistema politico locale?

La domanda più importante, tuttavia, è una sola: cosa potrebbe accadere domani, se questa rabbia si consolidasse o trovasse nuove vie di espressione? La storia ci insegna che l’odio, se non riconosciuto e affrontato, può degenerare in violenza reale. La nostra responsabilità collettiva è quella di riflettere su questi segnali, e creare un dialogo più rispettoso e costruttivo.
Il sentimento di odio, quando si radica in una città , diventa una minaccia per la democrazia e per il benessere di tutti. Chi ha scritto o commissionato quella frase probabilmente non è un amico del sindaco Salera, ma è forse anche un simbolo di una frattura più ampia, di un malessere che richiede attenzione e coraggio per essere affrontato.

Questa vicenda ci invita a riflettere sulla forza delle parole e sull’importanza di coltivare il rispetto reciproco. La nostra città ha bisogno di un futuro costruito sulla comprensione, non sull’odio. Solo così potremo trasformare episodi come quello di oggi in occasioni di crescita e di rinnovata speranza. Al sindaco Salera va tutta la nostra solidarietà.






