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L’editoriale del direttore
In un contesto politico segnato da posizioni aspre e frizioni tra maggioranza e minoranze, un breve ma provocatorio passaggio del lungo post di Silvestro Golini Petrarcone ha acceso i riflettori sull’interpretazione del dissenso in consiglio comunale nei confronti della sua coalizione. Cerchiamo di analizzare con la massima obiettività.

Il cuore dell’analisi non è solo la votazione sul punto 6 dell’ordine del giorno, ma soprattutto la scelta lessicale e il messaggio politico insito in una frase che ha riassunto una domanda: cosa significa essere in opposizione nel governo della città, e quanto è lecito interpretare la parola “maleducazione” come criterio di giudizio sulle dinamiche istituzionali?
La puntuale lettura del post non si limita a registrare un voto favorevole alla concessione del diritto di superficie per antenne mobili: l’elemento decisivo è l’apertura con cui Petrarcone stigma l’opposizione, etichettandola con la dicitura provocatoria “opposizione? No, maleducazione!”. È un approccio che va oltre la semplice cronaca della votazione: è una manifestazione di metodo, una scelta comunicativa che, secondo l’autore del post (Silvestro Golini Petrarcone)riflette un’identità politica e un comportamento attraverso cui la classe dirigente intende comunicare con la cittadinanza.

La frase ha una funzione doppia. Da una parte, serve a smontare una presunta logica oppositiva che, nel mondo politico, è spesso associata a stretta tattica, ostruzionismo sterile e scontro personale. Dall’altra, celebra un tipo di opposizione che non si limita al voto o al confronto di posizioni, ma che si misura in termini di civiltà, di contenuti e di responsabilità nei confronti della maggioranza capitanata da Salera. L’autore sostiene che la sintonia con la maggioranza non debba essere letta solamente come allineamento sui numeri, ma come condivisione di un “approccio ai consigli” fondato sulla serietà, la trasparenza e l’obiettivo di servire gli interessi della città.
In questa chiave, Petrarcone non si limita a difendere una scelta politica (il voto favorevole al punto 6) ma presenta la sua motivazione come generata da un dovere civico: tutelare la città di Cassino, in particolare evidenziando un vantaggio economico quantificato in 240.000 euro, versati anticipatamente al rogito. È una costruzione narrativa che invita l’amministrazione e i cittadini a valutare non solo l’esito numerico di una votazione, ma l’“intenzione” e l’impatto pratico delle decisioni prese. D’altra parte quello che sta facendo l’amministrazione Salera fino ad oggi guardare al bene collettivo.

La fonte pone l’accento su due dimensioni concorrenti del dibattito politico: da un lato la responsabilità verso i cittadini – “un senso di responsabilità nei confronti dei cittadini stesso senso di responsabilità che l’amministrazione Salera porta avanti da ormai 6 anni” – dall’altro la percezione di una possibile spaccatura all’interno della minoranza, resa esplicita dall’espressione “una volontà di dividere in due FDI da parte di alcuni membri della minoranza”.
È significativo che questo editoriale giornalistico non cerchi di dipingere una scena bianca o nera, ma suggerisca una lettura complessa del contesto: un partito con una presenza nazionale stimata intorno al 28% – dato spesso evocato nel dibattito pubblico – ritrovatosi in aula con una minoranza interna molto problematica, quasi “divisa”. Questo quadro, che dipinge il confuso confine tra leale collaborazione e tensione interna, diventa materia di riflessione per l’elettore: in politica, le differenze non scompaiono con una votazione, ma emergono nelle dinamiche di gruppo, nel modo in cui i consiglieri si relazionano tra loro e con la maggioranza.

L’editoriale evidenzia una questione cruciale per l’integrità dell’informazione: la redazione non sta mettendo in evidenza la spaccatura interna in FDI, ormai evidenti, ma valuta le ragioni dell’operato del consigliere come parte di un discorso pubblico più ampio. Si afferma che non è la mera spaccatura di Petrarcone alla minoranza a definire la notizia, ma l’atto comunicativo con cui giustifica la sua scelta: l’apertura al confronto, la trasparenza sulle ragioni economiche e la responsabilità nei confronti della cittadinanza. Tutto in linea con l’operato della maggioranza.

In questa prospettiva, lo stesso editoriale si propone di offrire una chiave di lettura critica: non si tratta di esultare per una vittoria di partito o di delegittimare l’opposizione, ma di interrogarsi su cosa significhi per la città avere una minoranza che interpreta la democrazia locale come una piattaforma per discussioni serrate ma costruttive, o al contrario come terreno di scontro che rischia di erosione della credibilità del consiglio agli occhi dei cittadini.
Questo editoriale solleva implicazioni non trascurabili sul piano etico e mediatico. Se la stampa locale è accusata di cadere nel sensazionalismo, come si garantisce una copertura equilibrata delle dinamiche di consiglio senza ridurle a slogan o a contrapposizioni semplicistiche? L’editoriale suggerisce che la credibilità del mezzo viene meno quando si rinuncia al discernimento necessario per distinguere tra informazione e interpretazione politica.
Un punto chiave è la trasparenza: Petrarcone afferma che la scelta di voto è guidata da una valutazione economica concreta a beneficio della città. La domanda che resta da porsi, anche per i lettori, riguarda se e come la minoranza sia in grado di verificare tali affermazioni, e quanto peso abbiano le fonti interne (in questo caso, la seduta della V Commissione Consiliare del 18 settembre 2025) nelle scelte del consigliere.
La nostra redazione fa una domanda cruciale per gli elettori: se Petrarcone continuerà a “allinearsi” con la maggioranza sulle scelte che ritiene vantaggiose per la città, la sua azione politica potrà essere definita coerente o opportunistica? E, soprattutto, quale messaggio arriva ai cittadini: la coerenza di una leadership è misurata in termini di numeri di voto o in termini di capacità di promuovere progetti concreti e di gestire efficacemente le risorse pubbliche?

La chiave di lettura proposta è che la coerenza non è sinonimo di conformismo; può essere interpretata come una costante volontà di orientare le decisioni pubbliche verso il bene comune, prendendo sul serio l’impatto economico delle scelte e la trasparenza nel comunicare le motivazioni. Se Petrarcone continuerà a sostenere i benefici concreti per Cassino e a spiegare in modo chiaro le ragioni delle sue scelte, noi invece con questo editoriale invitiamo a guardare oltre la superficie della “maggioranza contro minoranza” e a valutare l’efficacia della governance amministrativa capitanata da Salera capace di coinvolgere anche consiglieri di minoranza.
Il caso del post di Silvestro Golini Petrarcone, analizzato attraverso questa lente editoriale, offre uno spunto importante per lettori: la politica locale si muove su corde sottili tra responsabilità, trasparenza, consenso e dissenso. Le parole scorrono, ma è nel modo in cui le idee vengono presentate, nel modo in cui i dissensi sono letti e riportati, che si costruisce la fiducia dei cittadini nel loro consiglio comunale.
In conclusione, l’esame di questa frase iconica – “opposizione? No, maleducazione!” – non chiede di essere abbreviato a una boutade, ma di diventare un punto di partenza per una discussione seria sul ruolo della minoranza, sulle responsabilità dell’amministrazione e sul modo di comunicare la politica, affinché il dibattito pubblico rimanga ancorato ai fatti, all’etica e al bene comune della città di Cassino. Ad ogni modo la crisi in FDI è solo all’inizio.






