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Sport – Un tempo esultavamo per i 4-3 contro la Germania, oggi ci aggrappiamo a un 5-4 contro Israele come se fosse un’impresa. Questo è diventato il nostro calcio. Una Nazionale che, pur vincendo, lascia l’amaro in bocca. Una vittoria sofferta, rocambolesca, al limite del paradosso. Eppure, nonostante il risultato, restiamo lì: con la calcolatrice in mano, a fare conti su qualificazioni che un tempo erano routine.

Siamo arrivati al punto in cui una qualificazione ai Mondiali — che dovrebbe essere il minimo sindacale per un Paese con quattro titoli iridati — diventa un’odissea. Due edizioni consecutive saltate (Russia 2018 e Qatar 2022), e ora la possibilità concreta di rimanere fuori anche dalla prossima. Ma non si può parlare di sfortuna. Non è un fulmine a ciel sereno. È il frutto amaro di un sistema che ha smesso di funzionare.

Il marcio non è di oggi. È un cantiere aperto da almeno otto anni, dove si è costruito poco e male. Non abbiamo prodotto giocatori all’altezza, mentre le altre grandi del calcio — Francia, Germania, Brasile, Olanda — sfornano talenti in continuazione. Noi, invece, stiamo ancora aspettando l’erede di Totti, Del Piero, Pirlo, Cannavaro. Aspettiamo e intanto ci aggrappiamo a pochi nomi, sempre gli stessi, spesso spremuti, a volte fuori forma, quasi mai decisivi nei momenti che contano.

Il problema è strutturale: settori giovanili trascurati, poca fiducia nei giovani italiani in Serie A, un sistema federale spesso confuso e senza visione. Le conseguenze? Una nazionale che fatica contro chiunque. Che non incute più timore. Che vince, sì, ma contro Israele e subendo quattro gol. Una Nazionale che non convince e che, soprattutto, non cresce.
In tutto questo, il pubblico italiano continua ad amare la maglia azzurra, ma lo fa con malinconia. Perché il confronto con il passato fa male. Perché ci si ricorda di quando l’Italia era sinonimo di solidità, talento, prestigio. Ora siamo diventati una squadra “normale”, che festeggia vittorie che un tempo non avremmo nemmeno commentato.
E allora sì, con tutta la tristezza del caso, possiamo dirlo senza giri di parole: Povera Nazionale!







