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La pubblicazione del rapporto semestrale della Direzione Investigativa Antimafia (DIA) rappresenta un momento di riflessione importantissimo: conferma quanto noi, già da tempo, abbiamo ipotizzato e scritto riguardo alla natura complessa e articolata della criminalità organizzata nella Regione Lazio. Gli atti intimidatori avvenuti a Cassino, gli attentati e le intimidazioni avvenuti in zona sono molto più di semplici segnali di violenza casuale. sono la prova di una prova di forza tra clan, un conflitto silenzioso ma violento che si sta consumando sotto i nostri occhi.

Il rapporto della DIA fa chiarezza sui protagonisti di questa lotta, menzionando con precisione i clan attivi sul territorio. Tuttavia, rimane un interrogativo di fondamentale importanza: con chi sono effettivamente alleati questi gruppi? Sono autonomi, agiscono in modo indipendente, oppure fanno parte di una rete più vasta, articolata e strutturata?
La risposta a questa domanda potrebbe cambiare radicalmente il modo in cui percepiamo e combattiamo questa guerra silenziosa. Se si trattasse di semplici banditi, il problema sarebbe diverso, più isolato. Ma se questi gruppi sono parte di un sistema più ampio, allora stiamo parlando di un fenomeno che coinvolge l’intera struttura criminale regionale e forse oltre.
I segnali ci portano a pensare che la situazione sia molto più complessa di quanto appaia a prima vista. Già nel maggio 2024, i media avevano dato notizia di attentati dinamitardi contro esercizi commerciali, abitazioni e autovetture, episodi che sembrano essere il risultato di scontri tra bande rivali per il controllo del traffico di droga. Un mercato, questo, che non è più solo un’attività illecita, ma una vera e propria guerra di potere tra clan storici come i Casalesi (Amato-Pagano, Polverino), i Mazzarella, i Belforte e i Gionta, tutti gruppi già noti alle cronache e alle forze dell’ordine. I clan locali con quali clan fanno affari? Questa è la domanda.
L’espansione della presenza della criminalità albanese, d’altro canto, potrebbe aver ulteriormente alimentato questa escalation di violenza. È ipotizzabile che i clan locali stiano vivendo un momento di “guerra per il dominio del territorio”, un conflitto che si svolge non solo tra bande rivali, ma anche tra diverse reti criminali, ognuna con i propri interessi e ambizioni di potere. La gestione del traffico di droga, uno dei pilastri di questa economia criminale, si sta spostando e ristrutturando, rispecchiando una lotta che coinvolge più attori e più livelli di organizzazione.
In questo scenario inquietante, la presenza di numerose pattuglie in giro per la città potrebbe sembrare una semplice misura di sicurezza, ma in realtà rappresenta un segnale di grande importanza: le forze dell’ordine stanno cercando di arginare un fenomeno che, se non controllato, potrebbe degenerare in una escalation di violenza irregimentata e difficile da gestire. La presenza costante delle forze dell’ordine, infatti, rende più difficile l’operato dei gruppi criminali, limitando le loro possibilità di agire indisturbati.
È fondamentale, quindi, andare oltre la percezione superficiale di una criminalità costituita da singoli banditi. La realtà è ben più articolata e richiede un’attenzione e un impegno coordinato, capace di smascherare le reti di potere e le alleanze che si celano dietro agli episodi di violenza. Solo così sarà possibile contrastare efficacemente questa guerra di territori e di interessi, che rischia di minare le fondamenta della nostra sicurezza e del nostro tessuto sociale.
È il momento di fare chiarezza, di non sottovalutare il problema e di agire con decisione. La criminalità organizzata non è un fenomeno isolato, ma un sistema complesso che si nutre di silenzio e complicità. La nostra Cassino ha bisogno di risposte forti, di una strategia integrata tra forze dell’ordine, istituzioni e cittadini, affinché il controllo del territorio torni nelle mani di chi ha il diritto di viverci in sicurezza. Il vertice sulla sicurezza dei giorni scorsi avvenuto in comune sta portando i suoi frutti. Solo così potremo sperare di restituire serenità a una città sotto assedio, e di spezzare il ciclo di violenza che da troppo tempo si alimenta nel nostro territorio.
Foto Polizia Di Stato