Perché Salvini non parla mai della ‘ndrangheta? Ipotizziamo il perché…

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Domenico Panetta
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Abbiamo il dovere di far riflettere gli elettori ecco perché poniamo degli interrogativi, spesso senza ricevere risposta dalla politica. In fondo chi tace acconsente.

Negli ultimi anni, il dibattito sulla presenza della criminalità organizzata nel panorama politico italiano ha sollevato molte domande e sospetti. Tra queste, una delle più controverse riguarda il silenzio di Matteo Salvini e della Lega Nord riguardo alla ‘ndrangheta, potente organizzazione mafiosa calabrese. Perché il leader leghista evita di affrontare pubblicamente questa tematica, anche quando le evidenze sembrano parlar chiaro? Ipotizziamo alcune possibilità.

I mafiosi ci fanno schifo, ma i consuoceri no

Un fatto che ha suscitato scalpore è la presenza nella lista della Lega alle scorse regionali in Calabria di Vincenzo Cusato, ex consigliere comunale di Rosarno, comune sciolto per infiltrazioni mafiose in passato. Ma ancora più inquietante è il suo legame familiare con la ‘ndrangheta: Cusato è il consuocero di uno dei reggenti del clan Bellocco, tra le famiglie più potenti della criminalità calabrese. La figlia del consigliere comunale è infatti la moglie di Domenico Bellocco, figlio di Rocco Bellocco, uno dei vertici storici della ‘ndrangheta.

Il paradosso tra parole e fatti

La Lega, che si professa contraria alle mafie e si presenta come paladina della legalità, ha inserito nelle sue liste personaggi con chiari legami con la criminalità organizzata. Questa scelta mette in discussione la coerenza del discorso pubblico del partito e la sua credibilità sul tema della lotta alla mafia.

Cosa dicono le inchieste e gli esperti

Non siamo gli unici ad aver notato queste incongruenze. Già in passato, le inchieste di testate come Domani e altri analisti avevano evidenziato come alcuni esponenti della Lega avessero relazioni opache con le cosche. Tra questi, spicca il nome di Domenico Furgiuele, primo deputato leghista della Calabria, anch’egli con legami sospetti. Eppure, Salvini si limita a dichiarare che “la mafia fa schifo”, senza approfondire ulteriormente.

Perché il silenzio?

Le ipotesi sono molteplici. Potrebbe trattarsi di un tentativo di mantenere un’immagine di distacco e di purezza, evitando di essere coinvolti in scandali che potrebbero minare il consenso. Oppure, potrebbe essere una strategia di compromesso: in un territorio come la Calabria, dove la presenza della ‘ndrangheta è radicata, un attacco frontale potrebbe risultare controproducente o troppo rischioso.

Il rischio di perdere credibilità

Se combatto la malavita non faccio salire sul carro né amici, né amici degli amici vicini alla criminalità.La presenza di uomini con legami mafiosi nelle fila di un partito che si dichiara anti-mafia rischia di minare la sua stessa credibilità, dando spazio alle accuse di ipocrisia e connivenza.

Costruzioni Laziali


Le parole di Saviano e la riflessione finale

alla fine potrebbe aver ragione Saviano: se si combatte realmente la malavita, bisogna essere coerenti e severi, non solo a parole, ma anche nei fatti. Alla luce di tutto ciò, diventa legittimo chiedersi quale sia la reale posizione della Lega e dei suoi militanti di fronte alla criminalità organizzata.

Il silenzio di Salvini sulla ‘ndrangheta, le scelte di candidare figure con legami mafiosi e la mancata presa di posizione pubblica aprono molte domande sulla coerenza e sulla strategia del partito. Se davvero si vuole combattere la mafia, allora bisogna partire dall’eliminare ogni connubio, visibile o nascosto. Solo così si potrà parlare di una vera battaglia per la legalità, credibile agli occhi dei cittadini e rispettosa delle vittime di tutte le mafie.

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