Sequestro di immobili a Cassino: colpo duro al clan Puca

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Domenico Panetta
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La lotta alla criminalità organizzata non si ferma. Le forze dell’ordine hanno eseguito un importante sequestro patrimoniale nei confronti del noto clan camorristico Puca, uno dei gruppi più pericolosi e radicati nel territorio del Casertano e del Lazio. In particolare, due immobili situati nel centro di Cassino, un appartamento e un garage, sono stati sottoposti a sequestro preventivo da parte della Sezione per l’Applicazione delle Misure di Prevenzione del Tribunale di Napoli.

Chi è il clan Puca

Il clan Puca ha radici profonde nella criminalità organizzata italiana. Fondato e guidato in passato da Giuseppe Puca, considerato uno dei boss più pericolosi d’Italia, il clan ha avuto un ruolo di primo piano nel panorama della camorra e delle faide interne. Giuseppe Puca, che svolgeva anche il ruolo di luogotenente di Raffaele Cutolo, è stato coinvolto in numerosi episodi di sangue, tra cui l’omicidio di Carla Campi nel 1980, che stava per testimoniare contro la NCO, e l’uccisione di suo fratello Aniello Puca. La faida tra il clan Puca e il clan Verde, iniziata negli anni ’90, ha causato numerose vittime e sparizioni misteriose, contribuendo a consolidare il loro ruolo di leader nel panorama criminale locale.

Successori di Giuseppe, come Pasquale Puca, detto “o Minorenne”, e Ferdinando, sono stati arrestati nel 2009. Pasquale Puca è stato condannato all’ergastolo nel 2019 per aver ordinato l’omicidio di Francesco Verde nel 2007. La storia della famiglia Puca è caratterizzata da una lunga serie di episodi di violenza, estorsioni e traffico di droga che hanno coinvolto anche le forze dell’ordine e alcuni esponenti della politica locale.

Il patrimonio sequestrato e le indagini

Le indagini, condotte dai Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli e Bologna, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Napoli – Dda, hanno portato a un sequestro di beni di grande valore. Tra questi, un patrimonio di quasi 42 milioni di euro appartenente a un imprenditore campano di 63 anni, già condannato per associazione camorristica e trasferimento fraudolento di valori aggravato dal metodo mafioso.

L’uomo, attualmente detenuto presso la Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere, gestiva società intestate a prestanome, utilizzate per operazioni immobiliari speculative e per il reimpiego di capitali illeciti del clan Puca. Tra i beni sequestrati vi sono 6 società, 126 immobili e terreni tra Ravenna, Caserta e Frosinone, oltre a 6 autoveicoli di elevato valore e rapporti bancari riconducibili al soggetto.

Particolarmente rilevante la presenza degli immobili a Cassino, tra cui un appartamento e un garage, che ora sono sotto sequestro preventivo. Questi beni rappresentano un importante tentativo di contrasto alla capacità economica del clan, spesso utilizzata per reinvestire i proventi delle attività illecite e consolidare il controllo sul territorio.

Un segnale forte contro la criminalità

Il sequestro di questi beni, soprattutto in un momento storico in cui le organizzazioni criminali cercano di infiltrarsi anche nel settore legale e imprenditoriale, rappresenta un segnale forte da parte delle autorità italiane. La lotta alla camorra e alle altre mafie passa anche attraverso il contrasto patrimoniale, che mira a privare i clan delle risorse economiche e a indebolire la loro influenza.

Il lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura continua senza sosta, con l’obiettivo di smantellare definitivamente le strutture economiche e criminali dei clan più radicati. La speranza è che anche a Cassino, città storicamente legata a vicende di criminalità organizzata, si possa costruire un futuro libero dall’illegalità.

Osservazioni

Il sequestro di immobili a Cassino e il blitz contro il patrimonio del clan Puca rappresentano un passo importante nella lotta alla camorra e alle organizzazioni mafiose nel centro Italia. La collaborazione tra forze dell’ordine, magistratura e istituzioni è fondamentale per mantenere alta l’attenzione e garantire che i patrimoni accumulati con il crimine non continuino a proliferare.

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