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L’editoriale del direttore
Negli ultimi anni, il comportamento della destra nei confronti della stampa nazionale ha assunto contorni inquietanti. Non si tratta più di semplici attacchi ai concorrenti politici, ma di un vero e proprio tentativo di azzittire voci critiche attraverso metodi intimidatori. L’obiettivo non è solo denigrare un giornale, ma creare un vuoto intorno a quella testata, eliminando qualsiasi forma di dissenso.
In questo clima teso e opprimente, la strategia del governo diventa evidente: intimidire le testate significa spaventare i cronisti, i direttori e, in ultima analisi, privare il pubblico di informazioni libere e imparziali. Le testate giornalistiche oggi si trovano in una condizione di estrema fragilità; la particolare mancanza di lettori e di fondi rende vulnerabili anche i mezzi d’informazione più illustri. E se un attacco verbale da parte di un politico può sembrare qualcosa di insignificante, in realtà rappresenta un messaggio chiaro: chi critica potrebbe perdere il sostegno economico legato a sponsorizzazioni cruciali.

Ci si chiede: come mai nessun editoriale esprime un parere critico nei confronti di politici di destra? La risposta è semplice e sconcertante: in un contesto in cui il minimo errore può costare caro, il rischio di ridicolizzare senza offendere un potente è troppo alto. Pertanto, molte testate trovano più conveniente pubblicare contenuti innocui, che non offendono nessuno piuttosto che andare controcorrente. Questo crea un ciclo vizioso in cui le voci libere vengono silenziate e il panorama informativo si impoverisce.
La situazione è ancor più drammatica per le testate locali, spesso già segnate da difficoltà economiche. La paura di non poter pagare il mutuo o di non riuscire a mettere un piatto a tavola diventa un fattore determinante nella scelta editoriale. Quando la libertà di espressione è minacciata dalla necessità di sopravvivere, come possono i giornalisti sentirsi realmente liberi nel loro lavoro?
È in questo contesto che il nostro editoriale si distingue per il suo coraggio. Siamo liberi – non abbiamo bisogno di sponsor che opprimano la nostra libertà di pensiero. Finché ci sarà un muro di paura a separare il giornalismo dalla verità, la nostra battaglia per una stampa libera continuerà. È ora di rompere il silenzio e rivendicare il diritto di informare senza minacce, senza ricatti. La libertà di stampa non è solo un bene da preservare, è un diritto fondamentale che ogni cittadino deve poter esercitare e difendere.