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Quando si parla di frasi celebri che hanno percorso i secoli, ci si aspetta a volte che l’origine di alcune di esse venga confusa o mal interpretata. È esattamente ciò che è accaduto con il motto “Vivi come se dovessi morire subito, pensa come se non dovessi morire mai”.
L’Onorevole Ruspandini sembra essersi lasciato travolgere da questo vortice di confusione, attribuendo erroneamente la paternità di questa citazione a Giorgio Almirante.
Ma andiamo a riscoprire le vere radici di questa frase. In realtà, essa affonda le sue origini nel pensiero di Luigi IX, re di Francia tra il 1214 e il 1270, noto anche come San Luigi, canonizzato da Papa Bonifacio VIII nel 1297. Questo grande sovrano non solo ha lasciato un’impronta indelebile nella storia francese, ma ha anche fornito ai posteri un pensiero profondo su come affrontare la vita. C’è chi attribuisce frase anche filosofo tradizionalista Julius Evola.
Il motto è stato ripreso e rielaborato da Giorgio Almirante nel suo libro Autobiografia di un fucilatore (Edizione del Borghese), dove egli scrive: “Accogliete dunque, giovani, questo mio commiato come un ideale passaggio di consegne; e se volete un motto che vi ispiri e vi rafforzi, ricordate: Vivi come se tu dovessi morire subito; pensa come se tu non dovessi morire mai”. In queste parole c’è un invito a vivere intensamente, ad abbracciare ogni attimo come se fosse l’ultimo, mentre si coltiva una visione lungimirante e duratura del futuro.
In effetti, nel manifesto commemorativo del trentennale della morte di Almirante, la paternità della frase continua a non essere attribuita a lui, suggerendo che il suo utilizzo si inserisce in un contesto più ampio e ricco di significato. La bellezza di questa frase, quindi, risiede nella sua capacità di ispirare e incoraggiare generazioni di pensatori e attivisti, rivendicando il suo posto nel patrimonio culturale europeo.
Mentre ci fermiamo a riflettere su queste parole profonde, è chiaro che la vera paternità di questo motto merita di essere riconosciuta e rispettata.