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L’editoriale del direttore
“Prima di essere giornalisti, siamo uomini.” Questo è il motto che dovrebbe guidare ogni penna che si appresta a scrivere un articolo. È fondamentale ricordare che chiunque utilizza il potere dei media per attaccare un sindaco, o chiunque si trovi in posizione di autorità, compie un atto ignobile e dannoso, non solo per la persona coinvolta, ma per la comunità intera.
La situazione attuale, che ha visto il sindaco di Cassino, Salera, al centro di un’inchiesta, merita un’attenta analisi. Quando una procura riceve una segnalazione, essa valuta se avviare un’indagine. È cruciale chiarire che l’apertura di un’inchiesta non implica automaticamente colpevolezza. Questo passaggio è fondamentale e deve essere compreso da tutti noi. E se proprio devo essere pungente, dietro la notizia battuta ieri non si è alzato il famoso “si sapeva” che abbiamo sentito in altre occasioni. Ma un dubbio resta come mai la notizia è stata battuta da una testata ubicata a Frosinone, probabilmente la stampa di Cassino ha ritenuto opportuno come giusto che sia attenersi alla legge Cartabia. Ma la domanda è: chi ha premuto così tanto per far uscire questa notizia?
Conosciamo il sindaco Salera, la sua integrità e il suo valore come amministratore della città. È un uomo che, come marito e padre, ha dimostrato di essere una persona perbene in ogni contesto. Tuttavia, ciò che è accaduto recentemente è disgustoso. L’inevitabile tam tam mediatico, alimentato da insinuazioni e speculazioni, rischia di minare la dignità di un uomo che ha sempre messo al primo posto il bene della sua città. Tutto il pomeriggio, è un susseguirsi di post e affermazioni fuori luogo. Diffamatorie.
Va sottolineato quanto detto dal sindaco in una comunicazione social: le indagini devono seguire il loro corso. È lecito ritenere che il nostro sindaco ne uscirà ancora una volta vittorioso. La stessa vicenda, sfruttata da molti per denigrare la sua figura, contribuirà invece a rafforzarlo, sia come uomo che come leader politico.
In un’epoca in cui il sensazionalismo sembra prevalere, dobbiamo ricordarci di essere prima di tutto uomini, e poi giornalisti. È essenziale rispettare il nostro codice deontologico. Solo così possiamo sperare di mantenere un’informazione responsabile e rispettosa, che valorizzi la verità e non si fermi alla superficialità del gossip. Perché, di fatto, su quanto battuto oggi ancora non si sa nulla e qualsiasi documento possa circolare via WhatsApp lascia un dubbio politico non indifferente. Chi ha voluto la diffusione di questa informazione? Chi ha premuto perché uscisse immediatamente? Non è un interrogativo da poco, perché significa che i documenti in possesso della magistratura fanno un strano giro politico, giungendo prima alle redazioni che all’interessato.
Se dobbiamo trovare un elemento che mina la democrazia e il garantismo, è proprio questo. La fuga di notizie non solo compromette il diritto alla riservatezza degli individui coinvolti, ma crea un clima di sfiducia nei confronti delle istituzioni. È nostro compito, come cittadini e come professionisti dell’informazione, vigilare su tali dinamiche e garantire che la verità emerga senza essere distorta o manipolata. Solo così potremo sperare in un futuro dove l’informazione serve il bene comune e non diventa strumento di attacco e divisione. Nel frattempo La Giunta comunale ha approvato oggi pomeriggio una delibera che autorizza il sindaco a proporre querela per diffamazione a mezzo Internet nei confronti di ignoti.
Conseguentemente viene autorizzata l’individuazione di un avvocato di fiducia cui verrà rilasciato specifico mandato “ad litem”, con ampia facoltà al medesimo di dire, eccepire e dedurre, nonché, in generale, di provvedere nel modo che riterrà più opportuno alla tutela dei diritti e degli interessi del Comune.
E’ stato quindi demandato al Segretario generale, dirigente ad interim dell’area amministrativa, di individuare l’avvocato.
Per quanto riguarda il merito della questione, o meglio, della diffusione diffamatoria, il Sindaco, riponendo piena fiducia nei magistrati, si rifà a quanto già dichiarato pubblicamente, certo che anche questa volta, come nel passato, emergerà la sua totale estraneità ai fatti oggetto di indagine e, al momento, coperti dal segreto istruttorio.