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La sparatoria avvenuta a Frosinone preoccupa l’intero mondo politico regionale le dichiarazioni della Consigliera Regionale Sara Battisti
Siamo miopi o rassegnati? Quanto accaduto a Frosinone nel tardo pomeriggio di ieri è spaventoso. Uno dei nostri figli, poteva essere lì Un nostro amico, poteva essere lì. Chiunque di noi, poteva essere lì. Ormai la criminalità agisce a cielo aperto, nelle zone della nostra quotidianità, come fosse terra di nessuno. Agisce perché abbiamo lasciato un vuoto da riempire con i loro malaffari. La politica deve fare mea culpa spogliandosi dei propri colori, perché abbiamo fallito tutti. La giornata di ieri non rappresenta il culmine di quel fallimento: è un trend ormai consolidato a cui iniziamo ad abituarci. È un’altra piazza che si sporca di sangue come ad Alatri, a Cassino o a Frosinone”.
Così in una nota Sara Battisti, consigliera regionale Pd del Lazio.
“Oggi è il giorno dello sgomento, domani sarà già un altro giorno. La nostra provincia, da nord a sud, oramai è terra di conquista. Vengono e ci saccheggiano. Lo fa la piccola e grande criminalità, lo fa l’impresa, lo fa la politica. Indignarsi non basta, anzi non serve se non c’è un moto d’orgoglio collettivo, a partire dalle Istituzioni. Bisogna iniziare a dare risposte ed a ribellarsi al sistema che si è ormai consolidato. Una terra bella come la nostra deve splendere e non soccombere. Lo dobbiamo alle bambine e ai bambini: non lasciamogli le zone di spaccio ma un futuro bello da potere vivere. Che si indica una grande mobilitazione popolare, condivisa in maniera trasversale, senza bandierine politiche, per dire basta a quanti pensano di potere usurpare un patrimonio figlio delle fatiche dei nostri padri e delle nostre madri. Mobilitiamoci, facciamolo tutti insieme, istituzioni, associazioni, politica, cittadine e cittadini figli di questo territorio che dobbiamo difendere con tutte le nostre forze. E soprattutto noi, come istituzioni, come primi responsabili, incontriamoci in vista dell’arrivo del Presidente Mattarella, per lanciare un segnale di unità contro questo sistema malato, e per dare insieme risposte alla nostra comunità. Lo dobbiamo ai nostri figli e ai nostri genitori”.