Abbruzzese e la fauna della politica mai doma di ciucciare le mammelle delle casse pubbliche.

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Di Prof. Mario Costa 
Dalle nostre parti, il “brillante” curriculum politico di Mario Abbruzzese era pressappoco noto ai più. Mancava forse solo l’ultimo tassello. Ha provveduto a metterlo il “Fatto Quotidiano”, meritoriamente provvedendo con un articolo su pagina nazionale dall’eloquente titolo: “Dalla condanna contabile alla consulenza al ministero del Lavoro: il leghista Abbruzzese”.

Strano che i suoi alleati del centrodestra cassinate non fossero al corrente di quest’ultimo incarico da 40 mila euro che, a volerla dire tutta, si configura come una vera e propria “marchetta”! Comunque, sinora, sulla cosa, nessuno di loro, pur così solerti (a fronte della nomina di un legale, per l’importo di un paio di migliaia di euro) a richiamare l’amministrazione comunale ad un oculato uso del denaro pubblico, ha “gettato voce di fuori” (per dirla con Dante, e ci si perdoni). Eppure si tratta di cosa non di poco conto, destinata ora a risuonare sinistramente anche nelle capaci orecchie dei burberi leghisti nordisti.

L’incarico conferito a Mario Abbruzzese di consulente del Ministro del Lavoro, a supporto del Sottosegretario di Stato, il di lui amico senatore Claudio Durigon, della medesima parrocchia politica, è, senza dubbio, incarico prestigioso. Ancor più perché, di fatto, trattandosi di “consulenza specialistica in ambito di comunicazione”, riconosce al nostro concittadino competenze tali di cui ne sarebbe privo quel Ministero, dove pure non dovrebbero mancare esperti e laureati, pure adeguatamente istruiti e capaci. Non a livello, dunque, del ragioniere (dal lontano 1975) Mario Abbruzzese, dopo mezzo secolo dal diploma ora “laureando” (all’età di 67 anni”! Ma che fretta c’è? Peraltro non si dice pure che la fretta sia una cattiva consigliera?). L’aggettivo sostantivato “laureando” presso l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale, per carità di patria, lo avremmo omesso se non lo avesse scritto lo stesso interessato nel suo curriculum alla voce “Istruzione e Formazione”. Lo ha fatto pur consapevole che il titolo “laureando” non è contemplato tra quelli canonici. Insomma, non esiste: la laurea, infatti, o ce l’hai o non ce l’hai, “tertium non datur”. Comunque, con la disinvoltura di cui non difetta, l’ha buttato lì, senza imbarazzo, quel “laureando” sul quale più di qualcuno sta ora ironizzando. Come quel concittadino che ha scritto su un post: “E’ finito (Abbruzzese, ndr) al Ministero giusto. La Calderone gli insegnerà come fare gli esami di domenica. Anche due per volta”.

A quanto pare, più di ogni titolo di studio, sarebbero stati dunque la “capacità di problem solving”, o la “motivazione e tenacia nel perseguire i propri obiettivi”, se non proprio la “resistenza allo stress”, e finanche il possesso di “tecniche di mediazione e gestione dei conflitti”, indicate nel curriculum alla voce “Capacità e Competenze”, a consentirgli di incamerare pure quest’ultima consulenza. Che non è, infatti, la prima. E’ stata preceduta in ordine di tempo da quella del triennio 2018-2020 presso il Consiglio Regionale del Lazio. Il non possesso della laurea e la pur maggiore lontananza temporale dal “laureando” di oggi, mai sono stati comunque d’impedimento ad incarichi per Abbruzzese. Figurarsi! Non lo era stata neppure la condanna della Corte dei Conti a risarcire nel 2017 la Regione Lazio con 183.343 euro per un incarico “fantasma” a Claudio Mercadante: oltre 600mila euro quando era presidente del Consiglio Regionale del Lazio. Erano i tempi dell’allegra gestione dei soldi pubblici destinati ai partiti nel Consiglio. A quest’ultimo proposito, l’articolo de “Il Fatto Quotidiano” in un passaggio richiama in parte l’allegra gestione abbruzzesiana dei soldi pubblici: dalle penne Montblanc ai cesti natalizi, dalle agendine a go go, alle multe in auto blu pagate con fondi della collettività e via discorrendo. Insomma una allegra gestione che per costoro sembra non debba aver mai fine. Alla faccia di chi fatica per sbarcare il lunario, per mandare i propri figli a scuola, all’Università (chi può) a costruire il proprio futuro con lo studio serio, faticoso.

Tornando al nostro centrodestra locale opportunamente sensibile ad un oculato utilizzo dei soldi pubblici, mentre ci auguriamo che il coordinatore della Lega, l’avv. Marrone, non abbia ad avventurarsi nella difesa di una causa persa, credo si ponga con forza la necessità che si alzi una voce da questa città martire per una battaglia dal “basso”, unitaria, comprensiva cioè anche delle forze sensibili del fronte avverso, con il nobile fine di avviare la decespugliazione del sottobosco politico dove alligna una famelica fauna umana mai doma di ciucciare le mammelle delle casse pubbliche.

                                                                    Mario Costa

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